Descrizione

MATERA CO-HOTEL: a room made by you!

PROPOSTA

MATERA

Matera è una città che fa perdere l’equilibrio, unica al mondo, sospesa tra la terra, dal cui grembo nasce, e il cielo che le fa da sfondo con i suoi umori di colori e atmosfere.

E’ sempre diversa ad ogni passo, ad ogni sosta. L’occhio del visitatore non sa mai dove posarsi di preciso. Una sorta di caleidoscopio di forme, colori e luce in cui immergersi per vivere un’esperienza davvero unica.

Ogni volume esterno è il positivo di un negativo che si svela quando si varca il limite di separazione tra l’esterno e l’interno delle case grotte: la porta di ingresso con il sopraluce.

CONCEPT

Prima di passare ad esporre l’idea che sta alla base dell’intervento, vorremmo dire che l’esperienza di raggiungere il sito, di accostarsi ad esso, attraverso le mille sfaccettature della complessità del tessuto urbano di Matera, con i suoi dislivelli, scalinate, strettoie, terrazze, slarghi, piazze e piazzette, scorci e fenditure visive del paesaggio costruito e di quello circostante naturale, l’esperienza di entrarci, atto del varcare la soglia, quel limite tra il dentro e il fuori che mai come in questo caso sono strettamente interdipendenti perché sono la stessa materia, l’esperienza di poter rimanere lì per qualche ora e ascoltare in silenzio, cercando di comprendere l’essenza di questo invaso, la sua anima, fare proprie le emozioni che ne sarebbero scaturite sia come probabili fruitori che come architetti, è purtroppo mancata.

Cercare e raccogliere indizi, tracce, durante il sopralluogo, è alla base di ogni intervento progettuale. Potevamo effettuare la visita al sito, ma il tempo limitato a disposizione per la gara, ci hanno spinti a cercare di comprendere delle cose anche a distanza basandoci sul materiale fornito dal contest.

Il sito, in tutta la sua complessità, racconta la sua storia, quella della città di cui fa parte, la sua luce, i suoi colori, i suoi odori, le sue atmosfere durante le ore della giornata e delle stagioni, la sua materia e racconta anche dei suoi limiti.

Sono quest’ultimi che ci hanno sempre attirato e che diventano un po’ alla volta uno stimolo fondamentale per poterli comprendere e superare.

Ritorniamo all’idea, al concept che sottende la proposta progettuale. Siamo partiti da alcune domande. Le prime che ci siamo poste riguardano l’evento “Matera Capitale europea della Cultura 2019”!

E così, abbiamo trovato un punto di partenza dallo slogan che la città ha scelto per la sua candidatura, Open Future.

Questo “Aprire al Futuro” ci ha fatto riflettere su come rendere unica l’esperienza di soggiorno del fruitore che arriverà nella città per un evento culturale di rilevanza internazionale e quali avrebbero dovuto essere gli elementi per orientare le scelte progettuali coerenti con il nostro modo di pensare l’architettura, il design, l’arte, il vivere quotidiano:
Lo slogan scelto da Matera per la sua candidatura è stato "Open Future". Perché, come ha scritto il comitato promotore nel suo documento ufficiale, "tutti siamo ossessionati dall’eterno presente in cui siamo immersi, come se fosse impossibile guardare lontano ed impegnarsi per le generazioni future. Ma proprio una città antica come Matera può senza timore pensare ai tempi che verranno, tante le volte in cui si è riprogettata ed è uscita vincente dalla sfida con il tempo. Con molte altre piccole e medie città europee Matera ha condiviso lo stesso destino di area di consumo di prodotti provenienti dai grandi centri di produzione culturale. Negli ultimi anni, però, il quadro sta cambiando. Si fa strada un movimento che rimuove sistematicamente le barriere di accesso alla cultura: usa nuove tecnologie, adotta licenze aperte per rendere culturalmente ed economicamente sostenibile un modello in cui la produzione culturale è diffusa, orizzontale, partecipata".

Le prime indicazioni le abbiamo ricavate proprio leggendo il passo riportato sopra:
essere architetti nel nostro tempo, con tutte le contraddizioni e le complessità che lo contraddistinguono, ma con una forte desiderio di apertura al futuro.

Il rischio di rimanere affascinati dalle nostalgie passate, che facesse, in qualche modo, nascere in noi la convinzione di proporre un intervento di uno spazio che imitasse il modo di vivere dei contadini nei sassi, prima che venissero spostati nella città nuova, non ci appartiene. Uno spazio nostalgico é falso nel principio, è senza anima.

Questo mondo viene evocato e lo si può visitare nelle case-museo ovunque a Matera. Basti citare, fra le altre, la storica casa grotta di vico Solitario riconosciuta museo e patrocinata dal Comune.

Nell’unico ambiente, in parte scavato e in parte costruito, sono proprio gli arredi a creare una divisione virtuale degli spazi. Ritroviamo “il focolare con la cucina, al centro della casa un piccolo tavolo con l’unico grande piatto dal quale tutti mangiavano, il letto composto da due cavalletti in ferro, sui quali poggiavano delle assi di legno e il giaciglio costituito da un materasso ripieno di foglie di granturco; di fronte al letto, la stalla con la mangiatoia che ospitava il mulo; oltre un piccolo tramezzo l’altra stalla dove sono ben visibili la mangiatoia, la cava tufacea dalla quale si ricavavano i blocchi di tufo ed una cavità circolare usata come letamaio o come deposito per la paglia”.

Risulta interessante notare la tinteggiatura calce delle pareti scavate nel tufo e di quelle in parte costruite. La pittura a calce ha proprietà disinfettanti e di isolamento.

Esistono molti esempi di case nei sassi che hanno conservato tutti gli elementi sostanziali della loro complessità spaziale, materica e delle suppellettili. In questi casi ci sembra giustificabile un intervento che va nella direzione del recupero quasi filologico.

Noi abbiamo scelto di stare nel nostro tempo, proponendo un intervento con un linguaggio contemporaneo sia nel modo di immaginare gli invasi spaziali scavati nel tufo che nel proporre arredi che appartengono alla tradizione più alta del design e delle aziende italiane.

Le altre domande hanno riguardato le modalità di come rendere leggibile la materia dell’invaso-involucro della casa grotta che andiamo a spiegare nella proposta progettuale che segue.

PROPOSTA PROGETTUALE: OPEN FUTURE - OPEN INNOVATION - OPEN DESIGN

La nostra proposta propone la visione di uno spazio fluido e continuo: una spazialità liquida.

I due ambienti, quello grande, coperto in parte da una volta a botte e quello più piccolo, dove è indicato l’attuale vano bagno, si fondono senza soluzione di continuità individuando delle aree funzionali ed emozionali per il soggiorno dell’ospite.

Appena si entra, l’ospite riceve la prima emozione da questo grande invaso spaziale, caratterizzato in parte dai conci regolari della volta a botte e in parte dalle superfici irregolari definite dallo scavo della casa nel banco tufaceo.

All’ingresso, un’area di soggiorno arredata con elementi di design davvero esclusivi, che vogliono fare la differenza, accolgono l’ospite (cfr. scheda arredamento).

Al centro del grande invaso trova posto il letto a baldacchino che definisce l’area più intima e privata con un armadio ricavato da un anfratto esistente e con la zona relax in fondo, quest’ultima ricavata in opera nel banco tufaceo.

A sinistra dell’ingresso, accompagnati da una installazione di pannelli specchianti, di forma irregolare, troviamo l’area del bagno frammentata nelle varie funzioni: un lavabo scultura lasciato a vista, un box doccia realizzato in opera con piatto doccia a filo pavimento con doccione effetto pioggia e il piccolo vano chiuso destinato ai sanitari.

Successivamente, l’orientamento delle nostre scelte progettuali hanno trovato conferma anche in alcune indicazioni fornite dal cliente riportate nella pagina del contest, quando parla di Open Innovation e Open Design come concetti da applicare al settore privato e come esempio da seguire per altri progetti.

Dunque, il nostro pensiero, senza alcuna incertezza, si è orientato in modo chiaro verso un linguaggio contemporaneo, strutturandosi su quattro piani precisi e distinti ma che si incontrano, si compenetrano, si contaminano mantenendo la propria specificità nel rispetto dei due invasi spaziali esistenti.
In sintesi i quattro piani individuati sono i seguenti:

1. recuperare la chiarezza degli invasi spaziali e materici delle parti a vista del tufo scavato, dei conci in pietra squadrata della volta a botte e dell’arco dell’area
destinata al bagno;

2. allestire gli elementi di arredo negli invasi esistenti per definire le aree delle funzioni;

3. mettere in scena attraverso l’uso calibrato e studiato della luce artificiale gli elementi che definiscono gli invasi spaziali, gli arredi, gli oggetti e le opere d’arte;

4. installare opere di arte contemporanea.

Il primo piano riguarda l’invaso spaziale, che coincide, in questo caso, con l’involucro e con la stessa materia dello scavo, ovvero il tufo: la superficie sfaccettata e irregolare, ricavata dalle operazioni di sottrazione dello scavo nel banco di tufo e che è subito riconoscibile.

Per cui la prima operazione è quella di recuperare la chiarezza dell’invaso spaziale e materico delle parti a vista del tufo scavato e dei conci regolari della volta e dell’arco dell’area destinata al bagno.

Riportarlo al grado zero, ripulendo e rimuovendo tutto quello che è stato aggiunto. Ci riferiamo alle pareti rifatte color giallo ocra e alla parete con la porta che separa i due spazi.

Questa operazione di ripulitura, per così dire, ci dovrebbe consentire di recuperare l’essenza, l’anima del sasso così come probabilmente era all’origine.

Il secondo piano riguarda gli arredi, gli oggetti e i pannelli specchianti da allestire negli spazi esistenti, funzionali all’esperienza materiale ed emozionale dei fruitori.

Gli arredi sono stati pensati e posizionati in modo da non toccare le pareti, creando quella divisione virtuale degli spazi come abbiamo già visto accadeva nelle case grotte.

I pannelli specchianti sono delle vere e proprie installazioni artistiche che lambiscono soltanto in alcuni tratti i punti e le pareti del grande e del piccolo invaso spaziale.

Ad essi è affidato il compito di restituire quella dimensione caleidoscopica di Matera, moltiplicando lo spazio, amplificandolo nelle atmosfere dei colori e della illuminazione.

Anche l’area destinata al bagno non è più soltanto fatta di funzioni, ma tutto concorre a esaltare il carattere materico e la continuità spaziale degli invasi. Il lavabo è una vera e propria scultura in marmo bianco di Carrara: pietre che incontrano pietre. Anche in questo vi è la ricerca di un modo diverso e non stereotipato di considerare l’atto di prendersi cura di sé.
Per gli elementi di arredo ci sono varie proposte, ovviamente non esaustive, che creano e mettono in scena delle atmosfere diverse negli invasi spaziali esistenti.

Viene proposto un design di altissimo livello attraverso una ricerca attenta e la selezione di alcune tra le aziende italiane di eccellenza internazionale: Edra, Moroso, B&B e Kartell. Altre aziende sono legate alla produzione degli arredi di un designer davvero eccezionale: Ron Arad.

La scelta di aziende e designers così importanti ha un duplice obiettivo, da un lato gli elementi di arredo perdono un po’ il loro essere solo funzione per connotarsi come vere e proprie opere d’arte. L’altro è quello che un design così alto e raffinato rappresenti anche un investimento economico nel tempo rispetto ad aziende e designers anonimi.

I rendering proposti forniscono un’idea di questi spazi.

Lo scopo è quello di riportare al grado zero gli invasi caratterizzati dalla materia tufo.

In questo caso abbiamo utilizzato di Edra il divano Cipria nel colore bianco con il tavolino Brasilia, ripiano in alluminio con schegge in metacrilato, di Umberto e Fernando Campana, e la bellissima poltrona a forma di rosa, Rose Chiar, nel colore rosso vivo di Masanori Umeda.

Al centro del lungo invaso spaziale il tavolo disegnato su misura con la sedia Jenette, particolarissima, in colore bianco, con gambe e sedile rigide e schienale flessibile grazie a un ventaglio di steli in PVC, sempre di Umberto e Fernando Campana per Edra, accostato al letto a baldacchino di B&B in quercia di colore nero.

In fondo nella zona realx, con la vasca idromassaggio realizzata in opera, la Chaise Longue con struttura in acciaio inox o verniciata e intreccio in filo tecnopolimero in colore nero o bianco di Patricia Urquiola per Moroso.

La seconda interpretazione è quella di caratterizzare gli spazi riportati al grado zero tinteggiandoli di bianco come si faceva nelle case grotte con la pittura a calce.

In questo modo si smaterializzano totalmente i confini degli invasi che diventano evanescenti. Il gioco dei pannelli specchianti amplifica questa sensazione-emozione e si perde quel carattere introverso.

Il colore bianco delle pareti ci ha fatto pensare al Cucù di Matera. Il cucù più classico, aveva la forma di un galletto ornato da strisce blu, gialle, rosse e verdi su sfondo bianco. Abbiamo capito che questo spazio evanescente potesse essere caratterizzato dalla collezione molto colorata di Kartell goes Sottsas - a tribute to Memphis.

Il divano Foliage di Patricia Urquiola, disponibile in tre nuovi tessuti Memphis disegnati da Ettore Sottsass e Nathalie Du Pasquier, in colore bianco-burundi azzurro, con i tavolini Colonna e Pilastro, in tecnopolimero colorati in rosso e verde, disegnati da Ettore Sottsass.

La poltroncina Mademoiselle di Philippe Starck, tessuti Memphis disegnati da Ettore Sottsass e Nathalie Du Pasquier, con struttura trasparente e seduta schizzo blu.

Per il tavolo accostato al letto, sempre di B&B in quercia di colore nero, la sedia Audrey Soft di Piero Lissoni, nel colore giallo, tessuti disegnati da Ettore Sottsass.

Nella zona realx la Chaise Longue Trix, nel colore fucsia, di Piero Lissoni, tessuti disegnati da Ettore Sottsass.

Il terzo piano riguarda la luce artificiale. In questo caso è fondamentale uno studio illuminotecnico appropriato che riveli attraverso l’uso di una luce scenica, quasi teatrale1, da un lato gli invasi spaziali e la materia tufo di cui sono plasmati e dall’altro gli arredi, gli oggetti e le opere d’arte.
Nei rendering si è utilizzata una luce che è solo indicativa, di riferimento, ma che è ben lontana dalle simulazioni che si possono ottenere con uno studio illuminotecnico.

Nota 1.
La luce teatrale delinea il proprio senso nelle relazioni tra il suo essere, da un lato, luce-funzione, luce per vedere, e dall’altro, luce da vedere, luce che è essa stessa oggetto della visione, luce forma; e luce azione.

Infine il quarto piano prende in considerazione l’effimero, l’arte e la comunicazione visiva. Installare opere d’arte contemporanea lungo le pareti e la volta del grande invaso: fotografie, videoproiezioni, sculture, installazioni di neon tipo quelle di Mario Merz.

Ci si può avvalere anche della collaborazione di un artista o più artisti che interpretano attraverso le arti visive, la videoarte, i sassi di Matera.

Si pensi a tutto il materiale artistico da cui si potrebbe attingere come ad esempio i film girati a Matera e dintorni. Penso a Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, le foto di Henri Cartier Bresson, solo per citarne due a caso, ma gli artisti a cui riferirsi sono davvero tanti.

RECEPTION

Per quanto riguarda l’area della reception e le altre stanze riteniamo che si debba perseguire una visione progettuale che sia coerente con quanto si è proposto per la stanza.
Questo ci porta a dire work in progres