Description

Questa tesi ha inteso affrontare il tema dell’accoglienza dei migranti avendo come obiettivo la ricerca, la conoscenza, l’ottenimento di strumenti utili a comprendere il fenomeno, analizzare il presente, immaginare il futuro.
Il compito che questo volume, redatto durante il percorso di tesi condotto tra le mura dell’Università degli Studi di Palermo, ha fatto sì che si giungesse ad una conclusione univoca, quasi obbligata: lo spazio concesso all’uomo non è riproducibile, non vi è una seconda occasione. L’individuo che giunge in Italia, spaesato, con delle speranze spesso tradite, una volta arrivato in “territorio sicuro”, deve fare i conti con la realtà. L’iter burocratico e normativo che regola gli sbarchi e i flussi di migranti, è spesso troppo lungo per giungere ad una soddisfacente conclusione e, spesso, dopo una lunga attesa presso gli SPRAR, gli hotspot, i centri di raccolta, il migrante va incontro al rimpatrio.
Chi giunge in Italia e, in qualche modo, quasi sempre da clandestino, riesce a rimanere sul territorio, è spesso vittima di soprusi e persecuzioni religiose, quando addirittura non diviene ostaggio del sistema di caporalato, della criminalità organizzata che sfrutta la prostituzione e spaccia stupefacenti.
La migrazione, come fenomeno che ciclicamente si ripresenta nella storia umana, oggi viene visto solamente come l’effetto di una contingenza emergenziale, di passaggio, come una situazione che può essere bloccata ed esaurirsi.
Il 2018 ci insegna che nella società moderna non si può più pensare in un’ottica nazionale, ma che occorre una visione cosmopolita, da cittadini del mondo, perché le persone si muovono, si spostano, cercano nuovi spazi, nuove opportunità, sfuggono a contesti sfavorevoli, problematici se non addirittura rischiosi per la propria sopravvivenza. Occorre ripensare il mondo come un luogo di periodico transito ed insediamento, dove poco è rimasto di definitivo, di inamovibile e immutabile, e dove la flessibilità, l’adattamento, la rimodulazione sono essenziali allo sviluppo della società e delle società del futuro.
E, poiché rilevante porzione di mondo, la città deve rispondere a questa esigenza, ponendosi come centro di ricerca e sperimentazione di un concetto di più ampio respiro, di una città fluida, interconnessa, libera da catene formali.



La tesi, in definitiva, prende il via da queste considerazioni, che costituiscono la chiave di lettura sulla città. Ordine, relazione tra le parti, principio insediativo sono i soli strumenti che rendono possibile l’attuazione di un ragionamento più grande, riguardante la città interetnica.
Il luogo scelto per questa riflessione è una frazione situata a pochi chilometri dalla città di Agrigento, denominata Villaseta. Una borgata di origine ottocentesca (la sua fondazione risale al 1853), che è stata oggetto di riqualificazione negli anni ’60 a seguito della disastrosa frana del 1966.
Villaseta fu negli anni il centro principale di smistamento commerciale e lavorazione della seta proveniente in gran parte da Montaperto. Da qui il nome della borgata.